Il processo depurativo a letto mobile (MBBR)
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formato | - | - | 25,00€ |
Descrizione
Il volume tratta la tecnologia depurativa per le acque reflue basata sull’azione di biomassa adesa a corpi di riempimento in materiale plastico che si muovono all’interno di vasche simili a quelle degli impianti tradizionali. Il vantaggio principale di questa nuova tecnologia (sviluppata negli anni ‘90 in Norvegia e che ora si sta diffondendo nel mondo) è la possibilità di depurare i reflui con elevate rese in volumi pari a circa la metà dei fanghi attivi “classici”, quindi con un evidente risparmio di spazio.
Questa caratteristica rende i depuratori a letto mobile particolarmente adatti al potenziamento di impianti di depurazione sovraccaricati o che devono rispettare limiti più restrittivi; queste sono situazioni assai comuni nella realtà italiana, ove ci sono molti impianti ormai datati anche in zone sensibili al rischio eutrofizzazione, che quindi richiedono un potenziamento per migliorare la rimozione dell’azoto, spesso senza la disponibilità di nuovi spazi. E’ quindi prevedibile e anche auspicabile per la maggior tutela dell’ambiente una forte espansione a breve delle applicazioni su scala reale.
Il libro illustra le molte possibili applicazioni della tecnologia, partendo dai numerosi lavori di ricerca che ne hanno permesso lo sviluppo e il continuo miglioramento per arrivare alle esperienze su scala reale sia in Italia sia all’estero, compresi gli aspetti più propriamente legati alla gestione degli impianti.
I destinatari sono le aziende di servizi idrici integrati, aziende che realizzano impianti di depurazione, professionisti, ricercatori universitari, industrie agroalimentari, tessili, cartiere, farmaceutiche che hanno necessità di depurare i propri reflui con un impianto di depurazione interno.
Intervista
Il processo depurativo a letto mobile (MBBR)
È il titolo del volume ideato e scritto da Luigi Falletti, ingegnere chimico, esperto nei trattamenti delle acque, insieme ad altri tre ricercatori del settore. Le caratteristiche salienti dei reattori a biomassa adesa su letto mobile (MBBR) e le opportunità di sviluppo di questa tecnologia spiegate dagli autori del libro edito da Tecniche Nuove. di Pierluigi Altea I reattori a letto mobile sono comparsi per la prima volta negli anni ‘80 con i processi LINPOR (della tedesca LINDE) e CAPTOR (dell’americana Simon Hartley), che utilizzavano supporti spugnosi (costituiti da schiuma di poliuretano) con lo scopo di coniugare gli aspetti positivi dei processi a biomassa adesa (quale l’indipendenza delle prestazioni dalle caratteristiche di sedimentabilità dei fanghi), con la praticità dell’utilizzo di vasche convenzionali utilizzate per processi a biomassa sospesa. Tuttavia, i pori dei supporti spugnosi tendevano a occludersi con il tempo. Come risposta a questo inconveniente, il prof. Ødegaard (Università di Trondheim, Norvegia) ha proposto supporti rigidi in forme adatte a favorire l’attecchimento della biomassa riducendo il rischio di occlusione degli spazi interni. Questo tipo di supporti ha permesso l’adesione del biofi lm su una superfi cie ampia, protetta e non intasabile; quando la biomassa cresce in quantità notevole, gli sforzi di taglio dovuti alla continua miscelazione del reattore ne provocano il distacco parziale dai supporti, e l’eccesso viene separato dall’acqua depurata in un sedimentatore o in un fl ottatore. Non occorre quindi eseguire alcuna “pulizia” dei corpi di riempimento né controlavaggi. È questo il tema aff rontato nel libro edito da Tecniche che Luigi Falletti, ingegnere chimico e dottore di ricerca dal 2004 con una tesi sui trattamenti di depurazione dei refl ui fognari con il processo a letto mobile MBBR, ha scritto insieme ad altri tre ricercatori del settore. Com’è strutturato il volume «Il libro - spiega Gianni Andreottola, Professore Ordinario di Ingegneria Sanitaria Ambientale presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università di Trento, co-autore del volume - si apre con una introduzione che illustra i fondamenti teorici della depurazione biologica in un biofilm, diversi da quelli convenzionali a fanghi attivi (o “a biomassa sospesa”); i processi a biofilm, infatti, devono esplicitamente considerare gli effetti delle resistenze diffusive, che, se ignorate, porterebbero a gravi errori di dimensionamento. Successivamente (cap. 2), si sono illustrate le diverse opzioni operative con le quali è possibile realizzare processi con biomassa adesa su supporti mobili; questa tecnologie è infatti molto versatile e la soluzione più adatta va studiata caso per caso. Nel capitolo 3 si sono riportate alcune esperienze sperimentali condotte presso le Università dei quattro curatori e presso la SIAD di Bergamo, che hanno consentito di ottenere informazioni essenziali sui parametri necessari per la progettazione e la gestione di impianti a piena scala, di cui si riporta (cap.4-5) un’ampia casistica sia italiana che internazionale». Il capitolo 6, invece, documenta gli aspetti microbiologici del biofilm per la valutazione del processo biologico MBBR tramite l’osservazione della biomassa adesa ai corpi di riempimento, la quantificazione della biomassa e l’analisi del biofilm al microscopio. «Il capitolo finale- conclude Andreottolariassume alcune raccomandazioni utili per il progetto e la gestione del processo MBBR, oltre a indicazioni sulle prospettive applicative». Sviluppi e opportunità offerte dal MBBR In Italia, le prime sperimentazione del MBBR (acronimo di moving-bed biofilm reactor) risalgono alla metà degli anni ’90 a opera del Politecnico di Milano prima e dell’Università di Trento e Padova poi. «Ma la prima applicazione documentata a scala reale- precisa Paola Foladori, ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Trento, co-autrice del volume - è stata realizzata nell’impianto di Villa Rendena in provincia di Trento, in cui la tecnologia MBBR si è rivelata un’interessante alternativa per l’upgrading di un impianto di depurazione sovraccaricato in periodi turistici e realizzato in edificio chiuso (quindi con impossibilità di ampliamento)». Ma quali opportunità offre questa tecnologia? «Gli MBBR si possono applicare con successo - spiega Roberto Canziani, professore associato di Ingegneria Sanitaria-Ambientale presso il Politecnico di Milano, anch’egli co-autore del volume - si occupa di trattamenti biologici innovativi per la rimozione dell’azoto da flussi concentrati, di minimizzazione dei fanghi e di applicazioni per il monitoraggio e il controllo dei processi biologici di depurazione laddove si vogliano potenziare impianti esistenti a fanghi attivi senza gravosi interventi di potenziamento e/o di demolizione/ricostruzione. Oltre al vantaggio tipico dei sistemi a biofilm, le cui prestazioni non dipendono dalla sedimentabilità delle colonie batteriche e dalla cosiddetta “età del fango”, è possibile raddoppiare i carichi trattati a parità di volume impegnato. Inoltre si possono realizzare processi di nitrificazione e denitrificazione senza costruire vasche aggiuntive, perché basta suddividere le vasche esistenti in più comparti in serie. Grazie alla possibilità di realizzare più reattori in serie con biomasse specializzate in ciascuno di essi, si può potenziare una o più fasi del trattamento biologico dei liquami». Con questa tecnologia, fanno sapere i ricercatori, è possibile realizzare tutti i trattamenti biologici dei liquami: ossidazione della sostanza organica, nitrificazione, predenitrificazione, post-denitrificazione, rimozione biologica del fosforo. Gli impianti possono essere realizzati a biomassa adesa pura (senza fango attivo sospeso né ricircolo) oppure con un processo ibrido (nella stessa vasca si hanno fanghi attivi e biofilm). «Naturalmente – conclude Luigi Falletti - la soluzione più adatta va studiata caso per caso sulla base dei carichi inquinanti e delle portate da trattare». (da Laboratorio 2000 di Settembre 2012)Redatto da:
Fonte: Laboratorio 2000 di Settembre 2012
Biografia
Gianni Andreottola
professore ordinario di Ingegneria Sanitaria Ambientale (Università di Trento) e responsabile del Laboratorio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale (LISA) presso la stessa Università. È autore di numerose pubblicazioni tecnico-scientifiche; svolge attività di ricerca sperimentale e modellistica nel settore dei trattamenti avanzati delle acque reflue, dei fanghi e dei terreni contaminati. È co-inventore di due brevetti nel settore trattamento acque reflue e fanghi.Luigi Falletti
dottore di ricerca con una tesi sui trattamenti di depurazione dei reflui fognari con il processo a letto mobile MBBR. Svolge ricerche e consulenze sulle acque: studi di funzionamento e upgrading di impianti, valutazione della trattabilità di rifiuti liquidi, trattamenti delle acque meteoriche. Collabora principalmente con l’Università di Padova (Dipartimento di Ingegneria Industriale) e con il Centro Veneto Servizi S.p.A. di Monselice; è membro della Commissione Tecnica Provinciale Ambiente di Padova; collabora con il GSISR di Milano. È autore di oltre settanta tra comunicazioni in convegni e pubblicazioni sui trattamenti delle acque.Paola Foladori
è attualmente ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Trento ove è titolare del corso “Impianti di trattamento delle acque reflue”. Svolge attività di ricerca nel campo dei sistemi di depurazione e dell’indagine microbiologica avanzata. È autore di oltre cento pubblicazioni, sei libri pubblicati in Italia e un libro a carattere internazionale,Roberto Canziani
professore associato di Ingegneria Sanitaria-Ambientale presso il Politecnico di Milano. Autore o coautore di oltre 160 pubblicazioni, di cui circa la metà internazionali. Attualmente si occupa di trattamenti biologici innovativi per la rimozione dell’azoto da flussi concentrati, di minimizzazione dei fanghi e di applicazioni per il monitoraggio e il controllo dei processi biologici di depurazione.Recensioni (0)
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