Ingredienti sbagliati e leggende. In ogni cocktail c’è una bugia

“My Mojito in La Bodeguita, my Daiquiri in El Floridita”. Hemingway era un fuoriclasse della scrittura ma si intendeva anche di bar, dove ha scritto e ambientato molti dei suoi romanzi. A ogni latitudine la storia dei drink si intreccia da sempre con quella degli uomini, e viceversa. Eppure quello che ci è stato tramandato da libri e leggende non sempre corrisponde alla realtà.

“Quando si pensava di sapere tutto sul Margarita arrivava puntuale la smentita e, di regola, non restava che berci su”, racconta il giornalista e ricercatore Stefano Nincevich, tra le pagine del libro “Cocktail Safari“, una fucina di aneddoti su oltre 70 drink scritto e dipinto a quattro mani con l’artista e musicista Andy Fluon.

Mai come per drink e aperitivi la storia è liquida ed evanescente. Persino sulla primogenitura del Negroni – il secondo cocktail più bevuto al mondo dopo l‘Old Fashioned – ci sono tuttora pareri discordanti. Leggenda narra che fosse stato creato un secolo a Firenze dal barista Fosco Scarselli su un’idea del conte Camillo Negroni, che voleva rinforzare il solito aperitivo Americano con una parte di dry gin.

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