Non solo Caraibi. Dalle Filippine a Capoverde, dal Giappone all’Indonesia, e ora anche in Italia, il rum ha esteso i propri confini di produzione. E grazie al digitale gli appassionati sono sempre più informati e consapevoli.
“Prima di un attacco, chi può indicare una cosa capace di darti il momentaneo benessere che ti dà il rum?”. Tra i più famosi bon vivant della storia, nessuno come Ernest Hemingway sapeva apprezzare un buon cocktail, soprattutto se a base di rum. Grazie alle abitudini al bar del grande scrittore americano, daiquiri e mojito, i suoi preferiti, sono diventati dai classici della mixology, tra i più gustati e richiesti al mondo. Ma non solo base essenziale di leggendari drink. Il famoso spirito dei Caraibi nelle ultime stagioni vive una ri-scoperta da parte di appassionati e produttori che ora ne esaltano le qualità anche come distillato da calice, alla pari di single malt e brandy.
[…] Al signore della mixology sono dedicati appuntamenti e convegni sempre più numerosi e di successo anche in Italia. Ne è un esempio ShowRUM, uno dei più importanti festival dedicati alla cultura del rum con centinaia di etichette in degustazione da tutto il mondo, Italia inclusa. “Nonostante sia uno dei distillati più antichi, la percezione del rum come distillato da degustazione, in purezza, così come si fa da sempre per whisky e brandy, è relativamente nuova”, dichiara Leonardo Pinto, direttore e ideatore del festival ShowRUM di cui si è appena conclusa la sesta edizione a Roma.
“La tendenza è in crescita, grazie a una nuova generazione di produttori spinti dalla volontà di creare qualcosa di sempre più ricercato per un pubblico dal gusto sempre più sofisticato”.